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degenera in aspra contesa, e già i due avversari stanno per venire alle mani, quando il re Kâvus propone che tanto Tûs e Ferîburz, quanto Khusrev, vadano alla rocca di Behmen abitata dai demoni; chi potrà espugnarla, sarà riguardato come designato dal cielo a salire al trono. Tûs e Ferîburz primi si recano al luogo incantato; ma la terra arde e traballa sotto i loro piedi; essi si aggirano per sette giorni intorno a quelle mura, nè arrivano a scoprirne la porta, ond’è che essi, confusi e scornati, ritornano nell’Iran. Tocca allora a Khusrev, il quale, arrivato con Ghêv sotto alle mura di Behmen, ordina a questo prode guerriero di recare confìtto su di una lancia un suo foglio col quale egli disfida tutti i Dêvi. Appena Ghêv ha portata la lancia sotto quelle mura, ecco che la rocca con orribile fragore sparisce. Khusrev, ritornato vittorioso nell’Iran, dopo aver ricevute le scuse di Tûs, è fatto seder sul trono da re Kâvus, festante e lieto, e insignito da lui della corona reale. Zàl e Rustem intanto vengono dal Segestân a rendergli omaggio.

Allora, tutti gli eroi radunati dinanzi a Kâvus e a Khusrev giurano di vendicar la morte di Siyâvish, e Khusrev ne fa la lunga rassegna. Tûs è designato capo della spedizione; egli parta adunque pel Turan con tutto l’esercito, ma non passi presso la rocca di Kelàt, perchè là trovasi il giovane Firûd, figlio di Siyâvish e di Gerîreh, e però fratello di Khusrev per parte di padre.

Tûs così se ne va, ma perchè egli ancora nutre nell’animo qualche rancore contro di Khusrev, non si perita punto di trasgredirne gli ordini e passa a bella posta per la via che