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Il re Khusrev. — Il vecchio Gûderz intanto, una notte, vede un sogno, nel quale gli si rivela il luogo dove sta nascosto il piccolo Khusrev. Desto al mattino e raccontato il sogno, egli invia nel Turan il figlio suo Ghêv alla ricerca del giovane principe; e Ghêv si aggira per sette anni nel Turan domandando notizie, ma invano, di chi egli va cercando, finchè un giorno, vicino ad una fontana, si imbatte in un garzoncello che lo chiama per nome. Quel garzoncello è Khusrev, al quale la madre Ferenghîs aveva annunziato, dietro predizione di Siyâvish, che Ghêv sarebbe venuto a rintracciarlo. Ghêv si prostra al suolo adorando Iddio e ossequiando il suo re; Khusrev rintraccia nelle selve il destriero di Siyâvish, di nome Bihzàd, indi, con Ghêv e con la madre sua, si mette in via per l’Iran.
Sparsasi la notizia di ciò per le città del Turan, prima Kelbàd e Nestîhen, poi Pîrân stesso che combatte con Ghêv ed è rimandato da lui, carico di catene, nel Turan, e finalmente lo stesso Afrâsyâb, inseguono invano i fuggitivi. Essi passano il Gìhûn e sono in salvo nell’Iran, laddove Gûderz muove loro incontro e li conduce in Ispàhàn. Di là essi vanno con Gûderz ad Istakhar (Persepoli), residenza di re Kâvus. Ricevute le accoglienze del re, suo avo, Khusrev trova tuttavia in Ferîburz e in Tûs due avversari. Essi non vogliono riconoscere in Khusrev il diritto di successione nel regno, perchè, benchè figlio di Siyâvish, egli ha tuttavia per madre una figlia di Afrâsyâb; aver perciò maggior diritto al regno Ferîburz, come figlio di Kâvus, oppure Tûs, figlio di Nevdher e nipote di Minôcihr. Sorge a difendere Khusrev Gûderz, e già la disputa