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abitato dai Dêvi, e nessuno degli antichi re ne aveva tentata la conquista.

Kâvus adunque, disprezzando ogni consiglio, raduna le schiere ed esce in campo contro il Mâzenderàn, e il re di quel paese già si prepara a difendersi e ricorre perciò al temuto Dêvo Bianco che abitava sui monti in una tenebrosa caverna. Kâvus pone gli accampamenti in quella terra straniera; ma, al cader della sera, levasi un denso nebbione, e il Dêvo Bianco e gli altri Dêvi incatenano e accecano l’infelice con tutto il suo esercito. Morir di fame e d’angoscia è la sorte che attende i prigionieri; e ciò si sarebbe avverato, se un guerriero iranio, scampato per caso ai ceppi dei Dêvi, non avesse recato a Zàl e a Rustem la dolorosa novella. Rustem accorrerà volenteroso a liberare il suo re. Dato l’addio al padre e alla madre desolata, si mette per una via piena di pericoli, ma più breve. È questa la via delle sette avventure, e Rustem vi incontra un fiero leone che Rakhsh, il suo fedel destriero, gli uccide, supera arso dalla sete un immenso deserto, uccide un dragone, uccide una maga, fa prigioniero Eulàd e se lo conduce seco perchè lo guidi al Mâzenderàn, uccide il Dêvo Arzheng e finalmente, dopo un’accanita lotta, uccide nella sua caverna il Dêvo Bianco, gli strappa il fegato e il cuore e con le stille del sangue spremute dal fegato rende la vista a re Kâvus e a tutti gl’Irani e loro discioglie i ceppi. Rustem va come messaggiero dal re del Mâzenderàn che ricusa di arrendersi, e allora s’impegna fra gl’Irani e i Dêvi una terribile battaglia nella quale il re del Mâzenderàn è ucciso da Rustem. Sterminati i Dêvi, quella terra è data in feudo a Eulàd in premio d’aver