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dell’Iran, così Rustem è mandato dal padre suo al monte Alburz, a rintracciarvi il giovane principe Kobâd, della discendenza di Frêdûn, che abitava quelle valli solitarie. Rustem, superando e vincendo le vedette dei Turani, si reca all’Alburz, laddove egli s’incontra in un giovane principe, in mezzo ad una bella compagnia di eroi, che lo invita a discendere e a bere con lui un nappo di vino. Il giovane signore, udendo da Rustem ch’egli va in cerca di Kobâd, si rivela appunto per quello ch’egli va cercando, e Rustem per primo lo saluta re dell’Iran. I due eroi, quella sera stessa, si pongono in via, e, superate le vedette dei Turani non senza una forte scaramuccia, discendono nell’Iran.

Il re Kobâd. — Col re Kobâd sottentra all’antecedente dinastia dei Pèshdàd quella dei Kay. Una tremenda battaglia fra Irani e Turani, nella quale Rustem dà inaudite prove di valore atterrando Afrâsyâb e togliendogli dal capo la corona, determina lo stesso Afrâsyâb a supplicare il padre suo Pesheng, perchè domandi la pace. La pace, infatti, è richiesta da Pesheng e concessa da Kobâd, ritornando all’antica divisione del regno, quale un giorno il re Frêdûn aveva stabilita. Kobâd, intanto, dopo aver designato re il figlio suo maggiore, Kâvus, muore placido e contento.

Il re Kâvus. — Kâvus fu re presuntuoso e superbo. Avendo udito un giorno descrivere da un Dêvo, trasformato in cantore, la bella e ubertosa provincia del Mâzenderàn, concepisce nell’animo il desiderio di farne la conquista, nè valgono a distoglierlo dal suo proposito le rimostranze de’ suoi principi nè quelle di Zàl, accorso appositamente dal Segestàn. Il Màzenderàn era