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di Zàl nel Segestân, è sconfitto e cacciato, dopo aver perduti i suoi capitani, Shemàsàs e Khazarvân. La notizia di ciò accende di tale sdegno il feroce Afrâsyâb, che, per farne vendetta, egli si fa strascinar dinanzi carico di ceppi Nevdher infelice e gli recide il capo di propria mano. Nè egli si appaga di ciò; ma, udendo che il fratel suo Ighrêras ha liberati alcuni prigionieri irani rinchiusi in Sàri, dopo averlo assalito con acerbi rimproveri, lo trafigge nel petto con la spada.

Zàl, udita con orrore la morte di Nevdher, cerca un nuovo re in un principe di nascita reale, e la sua scelta cade sopra di Zav figlio di Tahmasp, della discendenza di Frêdûn.

Il re Zav. — Il regno di Zav fu breve, ma in compenso fu fecondo di una pace coi Turani. Una lunga siccità afflisse l’Iran e il Turan, e questa determinò l’una e l’altra gente a stabilire un confine fra i due regni. Questo fu il fiume Gìhûn, l’Osso degli Antichi. Fatta la pace, piovve nell’uno e nell’altro regno, e la terra si rivestì d’erbe e di fiori.

Il re Ghershâsp. — Ghershâsp, figlio di Zav, ebbe un regno breve. Egli morì quando appunto il fiero Afrâsyâb, udita la morte di Zav, ripigliava le armi per entrare nell’Iran.

Ma intanto è giunto il momento per Rustem di prender le armi per la sua terra natia. Zàl gli consegna la famosa clava dell’avo suo, Sàm, ed egli si cerca un destriero fra le mandre di cavalli del padre suo. Rakhsh è un leggiadro e nobile puledro pomellato che in avvenire sarà il compagno fedele del grande eroe in tutte le sue imprese. Ma perchè bisognava che un nuovo re, saggio e gagliardo, salisse sul trono vacante