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sione di essa; ma il re Minôcihr se ne mostra estremamente offeso e senza ascoltare alcuna parola di Sàm in proposito, gli ordina di portar le armi nel Kàbul e di sterminar tutta quanta la famiglia di Mihrâb, perchè discendente da Dahâk e idolatra.
Ma Zàl, costernato e con occhi lagrimosi, corre incontro al padre suo e lo dissuade dal portar le armi nel Kàbul. Sàm, vinto dalle preghiere e più dalla pietà, consegna a Zàl, per il re Minôcihr, una sua lettera in cui, ricordando le opere compiute da lui per il suo re (come l’impresa contro l’orribile dragone del fiume Keshef), si raccomanda alla clemenza reale per quel figlio suo, reso ormai infelice dal soverchio amore. Mentre Zàl parte con quella lettera, la regina Sindukht si reca da Sàm e ottiene da lui l’assenso alle nozze di Zàl con la bella sua figlia Rûdàbeh. Zàl, intanto, è giunto alla corte, e Minôcihr, non sapendo negar nulla al valoroso guerriero, sottopone Zàl alla prova di indovinar certi enigmi proposti dai sacerdoti. Superata felicemente la prova e mostrato anche il proprio valore negli esercizi guerreschi, Zàl è rimandato da Minôcihr al padre con l’assenso alle bramate nozze.
Le quali si celebrano con grandissima pompa e solennità nel Kàbul, donde Zàl conduce più tardi con sè la sua bella e giovane sposa. Frutto di questo connubio fortunato fu Rustem, che divenne poi il più grande eroe della Persia, il sostegno e l’aiuto potente de’ suoi re. Il parto di Rûdàbeh fu laboriosissimo, e l’augello Sîmurgh, l’antico protettore della casa di Sàm, dovette accorrere dall’Alburz e aiutar quel parto suggerendo al desolato padre un’operazione chirurgica per