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Senza ragion deh! non serbate in petto
1255Tanto rancor verso l’antico sire
Di nostra terra e di vendetta i rei
Pensieri in bando via cacciate. E quale
Speranza avete voi su questa terra?
Quanto mal già recò la sorte avversa
1260A re Gemshìd, pensate voi. De’ lunghi
Suoi giorni al fine si partìa dal mondo
Quell’antico signor, nè qui rimase
L’onor del trono e della sua corona,
L’onor del cinto suo regal. Venuta
1265L’opera nostra al fin quaggiù, fia d’uopo
A me con voi gustar la morte. Oh! meglio,
Meglio fia dunque se contenti e lieti
L’un dell’altro starem tranquilli al fianco,
Contro ogni assalto immobili e securi
1270Di malvagio nemico». A miglior fede
Così da me fia ricondotto il core
Di lor, bramosi di vendetta... E questo
Meglio sarà che s’io vendetta prenda.
     A quegli accenti, giubilò l’antico
1275Signore e il core gli balzò nel petto,
Mentr’ei mirava quel bel volto. E disse:
     O saggio figlio mio, contrasti agogna
L’alma de’ tuoi fratelli invereconda,
E tu pace desii. Questa parola
1280Or sì m’è d’uopo ricordar, che alcuna
Meraviglia non è se viene un chiaro
Dalla luna splendor; tale è sua legge;
Sì che ben si convien che tal risposta
Da te mi venga, che il tuo cor bennato
1285Seguì l’amor, del sangue alla possente
Voce obbedì. Ma quando l’alma sua,
La vita senza prezzo, espone all’alito
Di pestifero serpe un uom ch’è saggio,
Nulla egli trova fuor che rio veleno,