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1155Tal si raccoglie il frutto ancora; e un giorno
Antico saggio mi dicea ch’eterna
Dimora, dopo questa, ogni immortale
Anima attende... Ma del senno in loco
Si pose ambizïon. Deh! perchè mai
1160Si fe’ compagno all’alme vostre un Devo?
Ond’è ch’io temo, sì, che non erompa
L’anima vostra, or che d’un tristo serpe
Venuta è in potestà, dal mortal velo,
Macchiata e impura. A me vicino è il tempo
1165Del mio partir da questa terra; e tempo
Non è d’ira per me, non di corruccio.
Ma questo vecchio genitor, che avea
Tre figli suoi nobili e forti, un suo
Detto vi lascia. «Allor ch’esce dal core
1170Ogni turpe desìo, pari fra loro
Son de’ regnanti i fulgidi tesori
E il nudo suol; ma quei, che del fratello
Merca la vita per la terra abietta,
Fama d’impuro nascimento acquista.
1175Molti vedea simili a voi la sorte
E molti altri vedrà, ma co’ mortali
Mai non volle acconciarsi. Or, se v’è noto
Che Iddio nel giorno del giudizio estremo
Può sollevarvi e perdonar, si preghi.
1180Ciò vi sia scorta nel vïaggio eterno,
E cerchi ognun di voi che poco duri
Il faticar per la terrena via!».
     Ascoltò il messo le parole sue;
Compunto baciò il suol, poi la presenza
1185Lasciò del gran signor, volgendo in altra
Parte la fronte, e si partì. Che al nembo
Er’ei congiunto, avresti detto allora!