975Libero il loco da ogni estrano, astuto
Consiglio meditâr con mente fosca;
E Salm fu il primo, chè bandito avea
Dal tristo volto ogni rispetto inverso
L’antico genitor. Così ei parlava 980Al nunzio suo fedel: Parti, divora
La lunga via, non ti raggiunga mai
La tempesta e il furor de’ venti in giostra,
Ma ti conduci a re Fredùn; tu eguaglia
La prestezza del vento, e fa che un solo 985Pensier t’animi il cor, la lunga via
Divorar prestamente. E allor che sceso
Al regio ostello tu sarai, da parte
D’entrambi i figli suoi, per prima cosa,
Tu il saluta cortese, e gli rammenta 990Che timor dell’Eterno esser pur debbe
In uman cor per questa vita e quella
Di là da morte. Il giovinetto ha speme
Di vecchiezza toccar, ma crin canuto
Negro non torna mai. Che se t’indugi 995In nostra vita ch’è sì angusta e breve,
Forse angusta e crucciosa fìa l’eterna
Vita un giorno per te... Ma tu, signore,
Al quale Iddio questo universo intero
Donò, dal sol che vivo in alto splende, 1000Alla terra profonda e tenebrosa,
Assecondando le tue stolte brame
Norma e consiglio all’oprar tuo cercasti,
Nè al comando del ciel volgesti il core
Irriverente. Fu ingiustizia e frode 1005La meta a cui mirasti, e dell’avito
Regno non giusta division la tua
Fu veramente. Eravam noi tre figli,
Saggi e possenti, e scernere il maggiore
Era pur d’uopo dal minor. Nè pregio 1010Maggior vedesti in un, perchè quest’altro