Pagina:Il Libro dei Re, Vincenzo Bona, 1886, I.djvu/244


— 227 —

E della terra che al tramonto è volta,
Signor fu detto. Di Turania i campi
A Tur diè il padre allor, prence lo disse
Di Turania e di Cina, e stuolo immenso
840Di prodi gli assegnò. Tur quella schiera
Trasse nel lungo suo vïaggio, e venne
E si sedette su quel trono eccelso
Di regnante e signor. Cinse regale
Cintura ai fianchi, e dispensò favori
845Con mano liberal; di gemme fulgide
Ampio gli fer tributo i bellicosi
Eroi di quella terra, e il popol tutto
Là di Turania l’acclamò signore.
D’Eràg’ venne l’istante, e a lui d’Irania
850Le munite città quell’amoroso
Padre affidò, l’irania terra e i campi
D’astati eroi loco temuto; il seggio
Regale e il trono gli assegnò. Donava
Il serto a lui, con la fulminea spada
855E il suggello regal, con un lucente
Trono d’avorio, perchè degno il vide,
Lui sol, di tanto grado. E i prenci tutti
Che avean senno e valor, con liete voci
Signor d’Irania l’acclamâr. Con molta
860Gioia così, con molta pace in core,
I tre figli sedean del vecchio prence
Sovra i lor troni, quai custodi eletti
Di regal sangue a le frontiere estreme.
E da quel dì lunga stagion si volse,
865Ma dentro al cor tenea nascosto il fato
Alto un secreto. Quel signor possente,
Fredùn saggio e gagliardo, era già grave
Per molta età, che dentro a un bel giardino
Di primavera entra pur anco il nembo
870Devastator. Così si volge e muta
Ogni cosa quaggiù, vigor s’allenta