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800L’astro e la sorte a investigar si diede.
Indizio ebbe di Salm da l’ardue stelle,
E vide che da Giove, allor splendente
Nel Sagittario, era quel segno. L’astro
Di Tur mostrossi nel Leon felice
805Che il Sol reggea, felicità sovrana;
Ma quand’ei ricercò di quel bennato
Eràg’ l’astro nel ciel, vide che dentro
A le forci del Cancro era la Luna,
Che sue sorti reggea. Così dagli astri
810Segno veniva a lui dei figli suoi,
Segno venìa che guerra e turbamento
Esser dovean. Come ciò vide, un alto
N’ebbe dolor l’antico prence e trasse
Dal profondo del cor grave un sospiro,
815Ch’ei scorgea che nemica era la sorte
Ad Eràg’ suo, che senz’amor per lui
Ell’adoprava. Ripensando al suo
Figlio d’alma serena, ora soltanto
E tristo e desolato il suo pensiero.
     820Re Fredùn, come vide esser cotesta
L’opra del cielo onde nessuna parte
Di lieta sorte a Eràg’ toccò, fuor ratta
Dal suo secreto ogni nascosta cosa,
L’ampio suo regno in tre parti divise.
825Di Grecia i regni e tutto l’occidente
Comprendea l’una; la Turania e l’ampia
Cina remota, la seconda, e i campi
Degl’Irani guerrieri incliti in armi
Avea la terza. E primo a Salm rivolse
830L’antico re lo sguardo penetrante,
E gli diè l’occidente e Grecia ancora
A dominar. Con ampio stuol di genti
Di partir gli fe’ cenno, onde al suo regno
Occidental ei si recasse; e il prode
835E giovinetto re salì sul trono