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tentarono di far versificare dal poeta Dekìki tutte quante le leggende epiche raccolte; e Dekìki si era messo volenteroso all’opera, ma fu improvvisamente ucciso da uno schiavo, quando non aveva composto più di mille distici, raccontando le imprese del re Gushtàsp.

Ma poichè anche questo tentativo era riuscito infruttuoso, un altro ne fece Mahmùd di Ghasna, figlio di Sabuk-teghìn, che nel decimo secolo, dopo aver conquistato grandissima parte dell’Oriente, dal Gange all’Eufrate, dopo la gloria delle armi cercava quella delle lettere e delle arti. Più che ogni altro dei principi suoi antecessori, egli potè avere ampie raccolte di leggende; avute le quali, egli bandì un concorso ai poeti raccolti nella sua splendida corte, per cercarvi chi veramente fosse degno di versificare tutta quanta l’infinita raccolta; e dicesi che l’altissimo onore fosse aggiudicato ad Ansari, uscito vittorioso al concorso.

Eppure, nemmeno ad Ansari doveva toccar lavgloria di compiere la grande impresa.

Nel 940 dell’Era volgare, in un piccolo villaggio presso Tùs nel Khorassan, era nato Abù-’l-Kàsim Mansùr, più conosciuto sotto il nome di Firdusi. Dicesi che egli fosse figlio di un giardiniere e che da ciò gli venisse il nome di Firdusi che appunto alluderebbe a quella sua condizione; secondo altri, il nome di Firdusi gli fu imposto dallo stesso Mahmùd, come vedremo più innanzi. Comunque sia, egli ebbe però dal padre suo, Fakhr-ed-dìn Ahmed, una perfetta educazione. Fu istruito nella lingua araba e, come sembra, anche nella lingua pehlevica, lingua del Medio Evo persiano, in cui erano scritte le raccolte delle antiche leggende epiche. Avvenne intanto la morte di