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590Già già si pensa di menar la vita
De’ giovinetti. Ed era allor che tutta
Si congelò quella campagna intorno
E de’ monti le falde, e i volatori
Della foresta non osâr le penne
595Librar sul piano maledetto. In piedi
Balzâr que’ prenci all’improvviso freddo,
Figli animosi d’un signor d’incanti
Esplicator sovrano, e con quell’alta
Regal virtù che in lor splendea, con quella
600Divina maestà, con quel tremendo
Poter che a lor venìa da’ prischi regi,
Chiuser varco all’incanto, e il freddo intenso
Nessun danno arrecò. Ma quando il capo
Rilevò il sol sul vertice del monte,
605Corse al giardin l’incantator maligno.
Corse ai generi suoi nobili e illustri,
E sperò nel suo cor livide e smorte
Veder lor guancie e tutte intirizzite
Le vaghe membra, spenta ogni vitale
610Forza in eterno. Così alfin saranno
Eredi a lui le sue leggiadre figlie,
Rimanendo in sue case. Era sì questa
L’orrida vista che sperò nel core;
Ma non la luna, non il sol, dall’alto
615Fûr consenzienti alla sua trista brama,
Gh’ei vide là seduti in un dolce atto
Sovra un alto sedil, degno d’un prence,
I giovinetti, qual novella luna
Splendidi e vaghi. Oh no!, frutto nessuno
620Gli avean concesso l’arti sue maligne,
E il seppe, e vide allor che anche un istante
Solo donarvi era ben stolta cosa.
     Una festa indicea subitamente
Di Yemèn il signor, dove s’accolsero
625I prenci tutti. E le porte ei dischiuse