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Il re possente che da inganni orditi
555Frutto non vien che giovi, e così disse:
     Certo, questa è la via!, dar la minore
Al minor de’ fanciulli; e la maggiore
Vada sposa al maggior. — Così la grave
Faccenda si compia, così fermato
560Era quel nodo; e quelle tre, leggiadre
E vaghe figlie, innanzi ai giovinetti
Arrossìan per timor del vecchio padre
E di là si partian con molta grazia,
Con vergogna e timor, con rosse gote,
565Con dolci detti, a le lor stanze ancora
Sen ritornando. Ma l’antico sire,
Degli Arabi il signor, con pronta cura,
Vino recava in su la mensa, e molti
Prenci e guerrieri raccogliea, del dolce
570Vino amanti, e apprestavasi alla gioia
E le labbra schiudea. Là si restava
Fin che la notte si fea trista e oscura,
E di Fredùn que’ giovinetti figli,
Generi suoi, bevean vino giocondo
575Propinando a lui sol. Ma poi che vinta
Fu dall’almo licor la mente accorta,
Allor che sonno e placido riposo
Parver propizi, su la sponda amena
D’un laghetto che avea le acque odoranti
580Come di rose, fe’ apprestar quel prence
Ai giovinetti a riposarvi un loco.
Dentro a un giardin, d’un arbore fiorente
Sotto a le rame sparse, i fortunati
Figli di sì gran re chiudean le ciglia.
     585Degli Arabi il signor, prence di maghi,
Novella astuzia meditò. Si tolse
Da quel giardin tacitamente, incanto
Tremendo per ordir. Suscita un freddo
E impetüosa una bufera, e al fine