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Ridisse aperto. I suoi tre figli allora
410A sè chiamava il re del mondo, e fuori
Dall’intimo suo cor traea le cose
Più ascose e arcane, favellando assai
Di Gendèl messo del vïaggio e ancora
Di suo disegno, e innanzi pose oneste
415Parole e acconce. Così disse poi:
     Questo monarca di Yemèn è un sire
Di genti, un gran cipresso che le fresche
Ombre gitta all’intorno. Egli ha tre figlie
Sì come gemme ancora intatte. Figli
420Non ha, ma le sue figlie una corona
Son per lui veramente. Oh! se una sposa
Pari a coteste ritrovasse, al suolo
Dinanzi a lor darìa veracemente
Seròsh un bacio! Per voi dunque, o figli,
425Le tre fanciulle dimandai, recando
Parole acconce e oneste. E or sì fa d’uopo
Che presso a lui ne andiate voi, mostrando
In tutte cose non volgar saggezza.
Liberamente favellate a lui
430Con senno, e attenzïon, qual si conviene,
Prestate al suo parlar, date risposta
A sue parole con parole acconce;
E s’ei dimanda, in pria vi consigliate
Sulla risposta, chè dover dei figli
435D’un gran re, quali siete, è di prudenza
E di saper porger preclaro esempio,
Esser facondi e d’anima serena
E di fede inconcussa e in tutte cose
D’alto ingegno dar prova, il giusto sempre,
440Sempre aver su le labbra, e il senno pronto,
Adornata la mente. Or da voi s’oda
Ciò ch’io dirò; che se a buon fin s’adduce
Cotesta impresa, andrete voi beati.
È di Yemèn il re di mente acuta,