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In lor presenza così sciolse, e disse:
     Per connubio leal, per giusta sorte,
Dinanzi agli occhi miei tre faci ardenti
310Stanno, e il sapete voi. Fredùn regale
Messaggio or m’invïò, sul mio cammino
Artificioso per gettarmi un laccio,
Ch’ei vuol questi occhi miei lungi portarmi,
Le vaghe figlie mie. Per questo, o prenci,
315Chiegg’io consiglio a voi. Disse quel messo:
«Il nostro re così parlava: In questa
Mia casa son tre re, con trono e serto,
Di un vincolo di sangue disïosi
Di Yemèn col signor, per quelle sue
320Vaghe fanciulle che han velati gli occhi».
S’io dico: Si!, nè il cor già v’acconsente,
Menzogna non s’accorda a maestate
Di prence e di signor. Se la sua brama
Ascolto e cedo, d’un cocente affanno
325È pieno il cor. molle di pianto il volto:
E s’io resisto al suo comando e niego,
Per l’offesa di lui trema quest’alma
E sbigottisce, chè non è, credete,
Gioco l’ira destar di chi signore
330È di tutta la terra. E il vïandante
Bene intese a narrar qual pena incolse
Per lui l’empio Dahàk. Ma voi, qual cosa
Vi sorge in mente che soccorso arrechi,
Apertamente a me, suvvia, mostrate.
     335E quei savi, di molta esperïenza
E di gran cor, così, per dar risposta,
Sciolser le labbra ad uno ad uno: In questa
Cosa che di’, non vediam noi, signore,
Necessità, per cui docile e pronto
340Tu volgere ti debba ad ogni lieve
Spirar di vento. Se Fredùn gagliardo
È sì nobil signor, servi non siamo