Ricoperte da un vel, cui nessun nome
Fu imposto ancor da te. Balzò di gioia
Ciò udendo questo cor, ch’io, seguitando
Nobil costume, ai figli miei bennati 275Nome ancor non trovai. Stringasi adunque
Vincol di sangue, e sian congiunte insieme
Nostre nobili stirpi. E son ben degni
Delle tue figlie che han velate gote,
I figli miei che hanno regal corona, 280E l’opra bella non avrà da gente
Malvagia biasmo alcun». Questo il messaggio
Che Fredùn mi affidò. Tu la risposta
Per quel che pensi, o re, darmi ti piaccia.
Impallidì nell’ascoltar que’ detti 285Di Yemèn il signor, qual gelsomino
Che orbo resta d’umor. Dentro nel core
Nacquegli tal pensier: Se al mio guanciale
Veder più non potran questi occhi miei
Queste leggiadre mie fanciulle, in cupa 290Ombra di notte si converte il giorno.
Ma non si dee per la risposta intanto
Sciorre il labbro da me, fin che svelato
Io non abbia del core ogni secreto
A que’ principi miei, fidi compagni 295A me nel gaudio e nel dolor. Risposta
Dar non si dee precipitosa, ed io
Molti ho secreti che svelar m’è d’uopo
A chi dar mi potrà consiglio e aita.
Andò, la porta del suo regio ostello 300Chiuse in que’ giorni e si restò pensoso
Per lungo tempo, destinata in pria
Orrevol stanza al messaggier d’Irania.
Molto ei pensò la grave cosa e molti
Astati prenci di gran fama in guerra 305Chiamò dintorno a sè, quindi ogni arcana
Cosa traendo fuor, l’alto secreto