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Studio celava, ella raccolse in quella
Sua dimora ospital, nè alcun da lei
Motto ne udì, nè il suo secreto aperse
Quella donna preclara. In cotal guisa
65Per sette giorni ella fe’ doni ovunque,
Sì che meschini o poverelli alcuno
Non vide allor. Ma splendido convito
Nei sette che venìan giorni seguenti,
Apprestò con gran cura, ed ogni prence
70Di gran sangue e gagliardo ebbevi loco
Di sè ben degno. Qual giardin fiorente
Ornò colei la sua dimora, e quivi
Ella i prenci ospitò, de’ suoi tesori
Tutta spiegando la ricchezza ascosa,
75Chè le porte ne aperse e le riposte
Cose a donar si diè. Tempo ella vide
Propizio invero a scoperchiar gli antichi
Tesori, e agli occhi suoi vile mostrossi
L’oro e l’argento, or che vedea sul trono
80Il figlio suo. Dipinte vesti e gemme
Degne d’un re, con arabi cavalli
Aureo-bardati, e fulgide corazze,
Ed elmi e spade e giavellotti e cinti
E corone ingemmate, ella in quel giorno
85Non risparmiò. Ma su cammelli il grave
Carco fe’ cumular; poscia, levando
Il cor fidente a Dio, con una lode
Incessante sul labbro, ella inviava
I ricchissimi doni al suo gran figlio.
     90Ma della terra il giovinetto sire
Vide appena que’ doni, e alla sua madre
Benedisse col cor, li ricevendo.
Dell’esercito allor tutti i più forti,
I più prestanti, a quel giocondo annunzio,
95Corsero insieme al lor signor, con questi
Detti festosi: Invitto re che Iddio