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loro terre e alcune franchigie inerenti al loro grado, come avvenne appunto dei capi delle antiche famiglie Sassoni in Inghilterra dopo la conquista normanna. Ora, questi borgomastri, tra per la dignità offesa, tra per l’orgoglio di paese e di famiglia, aiutarono potentemente i principi, appena che si furono resi indipendenti da Bagdad, nel loro intento di raccogliere le antiche leggende eroiche. Sognarono forse di risuscitare con quei principi la gloria antica dell’Iran, e perchè appunto presso le loro famiglie si era conservata più tenacemente la memoria delle leggende, così essi, ai principi bramosi di averle, ne somministrarono buona parte, sempre nell’intento di contrapporsi con essi alla coltura straniera. Così, ad esempio, Firdusi stesso ci afferma di raccontar la morte di Rustem, del più grande eroe dell’epopea, soltanto dopo averne avuta conoscenza secondo quella tradizione che si era conservata nella famiglia di uno di questi borgomastri, di un Azàd-serv, quale pretendeva discendere niente meno che da Sàm, avo dello stesso Rustem. Ecco le parole di Firdusi:
Nel verso mio la dolorosa istoria
Come Rustem perì. — Stavasi un vecchio
(Azad-sèrv il suo nome) e si vivea
In Merv lontana con Ahmèd, che figlio
Era di Sahl, dov’ei teneasi intatto
Il gran Libro dei Re, membra vantava
Ed aspetto d’eroe. Quel suo gran core
Di saggezza era pieno e la memoria
Di racconti d’eroi, piena la lingua
Di passate leggende. Anche traea