Pagina:Il Libro dei Re, Vincenzo Bona, 1886, I.djvu/216


— 199 —

De’ tuoi ti segua. Non avrai con teco
Se non quanti evitar tu non potrai.
Quanti nell’ora della tua distretta
1480Amici ti saranno. — Obbedïente
Fredùn allor, come corrier veloce,
Trasse Dahàk e ne le valli alpestri
Del Demavènd il fe’ carco di ceppi,
In orribile guisa. E allor che aggiunta
1485Una catena fu sull’altra, male
Non restò del destin ch’ei non avesse,
E nome di Dahàk nome divenne
Sterile e vano come polve. Il mondo
Libero uscì dall’opre sue sì triste,
1490Chè diviso restò l’empio da tutti
I suoi cognati e dagli amici suoi,
Là, su quel monte entro a que’ ceppi. Un loco
Fredùn cercò nell’orrida montagna
Profondo, angusto, e una caverna oscura
1495Scovrì che fondo non avea. Di ferro
Chiovi ei recò gravi e pungenti, e in quelle
Membra li conficcò là ’ve non era
O midollo o cerèbro. Indi le mani
Legò a Dahàk su la ronchiosa rupe,
1500Perchè là si restasse in lungo affanno.
Così sospeso all’orrido macigno
Fu l’antico signor; fino alla terra
Le lagrime scendean che uscìan dal core.
     Vieni, perchè da noi le vie del mondo
1505Non si corrano in triste opre e malvage,
Perchè si rechi a bene oprar la mano!
Che se in terra del mal lunga non resta
Nè del bene la traccia, è miglior cosa
Che memoria di noi rimanga eterna,
1510E sia di lode quel ricordo. Eccelsi
Palagi e illustri e splendidi tesori,
Auro ed argento, non dàn frutto. Sola