1225Oltrepassò costui d’ospite amico
Le leggi tutte. Guàrdati da lui,
Ch’ei si sedette ardimentoso al loco
Del tuo dolce riposo e il nome tuo
Cancellò dal tuo serto e dal regale 1230Cinto che avevi un dì. Trasse a sua fede
Contrario il volgo. Se in tal uom costume
D’ospite vedi tu, fanne la prova.
E Dahàk rispondea: No, non crucciarti;
Ospite ardito e tracotante è segno 1235Di propizia fortuna. — Ecco, soggiunse
Kundrèv allor, ciò che a me dir volevi,
Udii da te. La mia risposta or senti.
Se l’ignoto campione ospite tuo
È veramente, dentro a’ ginecei 1240Quali son mai l’opere sue, chè intanto
Ei già si posa e consigliasi ancora
Con le sorelle di Gemshìd! Si prende
La rosea guancia di Shehrnàz da questa
Mano, e dall’altra il porporino labbro 1245D’Ernevàz giovinetta. E allor che oscura
La notte regnerà per l’ampio cielo,
Peggio ancora ei farà, chè un bel guanciale
Gli sosterrà di negro muschio il capo,
E son nere qual muschio ancora intatto 1250Le belle chiome delle due fanciulle,
Già sì dolci al tuo cor, leggiadre e care.
Sì come lupo si adirò quel prence
E la morte augurossi a tal racconto
Del servo suo. Poi con sonanti grida, 1255Alto imprecando, scatenò sua rabbia
Contro quest’uom sì misero e tapino
E semplice di cuor. D’oggi in avanti,
Gridò, mai più di case mie custode
Non sarai tu. — Rispose allora il servo: 1260Deh! ch’io penso, o signor, che di tua sorte