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E il benedisse e incominciò: Signore,
Viver tu possa fin che in ciel si volga
1155Pei mortali stagion! Felice il tuo
Eccelso loco qui, con tal di prence
Maestade e poter, che veramente
Degno tu sei di questo grado illustre
Di regnante e signor. Le sette amene
1160Regïoni del mondo a’ cenni tuoi
Restin devote, e la regal tua fronte
Levisi eretta a superar le nubi
Che dall’alto del ciel mandan la piova.
     E d’avanzarsi gli fe’ cenno allora
1165Il nobile signor, tutto il secreto
Gli disvelò dell’esser suo. Gli disse:
     Va, ciò ch’è d’uopo a regnator possente,
Degno del trono suo, tu cerca e apporta.
Portami vino, e i musici raccogli
1170In quest’aula regal, colma le tazze
E le mense mi appresta. E chi di musiche
Note è maestro e di me degno, e quanti
Son qui ch’esilarar sanno la mente
E il cor nell’ora del convito, intorno
1175A questo seggio mio tutti raccogli,
Come s’addice all’alta mia fortuna.
     Poi che tal cenno ebbe da lui, le cose
Dal novello signor così richieste
Ratto apportò Kundrèv. Splendente un vino
1180Ei procacciò con giovinetti esperti
Dell’arte musical, con prenci illustri
Degni di sì gran re. Bevve, e la gioia
Accolse in cor quel re gagliardo e saggio,
E in quella notte celebrò tal festa
1185Qual s’addicea nel fausto evento. E allora
Che sorse in ciel l’alba novella, uscìa
Dall’ignoto signor correndo a prova
Kundrèv con nuovo ardor, salìa sul dorso