Fin che d’Arvènd a la regal riviera
I passi ei soffermò, qual uom che cerca
Gloria e corona imperial. — Se lingua 910Pehlèvica non sai, l’arabo nome
D’Arvènd è Dìzleh. — Ma quel re possente
La terza stazïon del suo viaggio
Fe’ su le sponde di quell’ampio fiume,
Di Bagdàd fra le mura. E poi che giunse 915Dell’Arvènd risonante all’erme sponde,
Un saluto ei mandò lieto e cortese
Ai portolani. Or voi, disse, da questa
Parte del fiume navicelli e barche
Mandate in fretta, e me con questi eroi 920Passate all’altra sponda e niun qui resti!
Ma i portolani navicelli e barche
Non vollero apprestar, nè a quella prece
Si movean di Fredùn, ma ben risposta
Diergli in tal guisa: Di quest’ampia terra 925Il supremo signor grave comando
Ne fe’ in secreto: «Navicelli e barche
Mai non darete voi, disse, ove un cenno
Da me non venga col regal suggello».
Grave uno sdegno concepì nel core 930Questo ascoltando il giovinetto sire,
Nè gli venne timor per quel profondo
Fiume sonante. La regal sua vesta
Si strinse ai fianchi, alto salì in arcioni,
E pieno d’un desìo di gran vendetta 935E di aperta tenzon, spinse nell’onde
Il nobile destrier, d’un color vago
Come di rosa alla stagion più bella.
Strinsero allor le fulgide cinture
I suoi compagni, e l’uno dietro all’altro 940Nel fiume si gittò sul suo destriero,
Benedicendo, e dentro alle spumose
Onde del fiume fino all’ardua sella