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adunque tutta questa parte congetturale per tener conto soltanto di ciò che sappiamo per vera testimonianza storica, trovasi che nell’Iran, quantunque tardi, fu dato tuttavia un pensiero alle belle leggende eroiche del paese per raccoglierle tutte in un libro che fin da principio ebbe il nome di Libro dei Re. Pare che primo di tutti il re Chosroe Anùshîrvàn (531-579 d. C.) facesse raccogliere queste leggende epiche e formarne un libro. Yezdeghird terzo, ultimo dei Sassanidi, ritornò alla prova, e dicesi che un dotto del suo tempo, di nome Dànishver, facesse un’ampia raccolta di leggende epiche e ne formasse pure un libro che poi andò perduto. Queste raccolte erano tutte scritte in lingua pehlevica, che era la lingua di Persia di quel tempo.

Ma, mentre per una ragione o per un’altra, tali tentativi riuscirono infruttuosi, un grande avvenimento sopravvenne poi a mutare ogni cosa nell’Iran. Nel 651 dell’Era volgare, dopo la morte di Yezdeghird ultimo dei Sassanidi, l’Iran cadde in potere degli Arabi conquistatori che insediarono a Bagdad il loro capo spirituale e temporale, il Califfo cioè o successore di Maometto. Con gli Arabi entrarono nell’Iran la loro lingua e la loro religione; l’Iran in breve ora si convertiva all’Islamismo, e intanto, dopo un tempo di scompigli e di torbidi, giugnevasi all’ottavo e al nono secolo, al tempo cioè, in cui cominciava a perder vigore la potestà del Califfo di Bagdad, e nella parte orientale dell’Iran cominciavano a sorgere principati dipendenti di nome dalla sovranità di lui, ma liberi di fatto e sciolti interamente. Un poco più tardi i nuovi principi, animosi e avidi di potere, tosto che si accorsero della debolezza del loro sovrano di Bagdad, ne scos-