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Nè s’adunò su l’orme sue di gente
Picciola schiera. Ei ben sapea qual loco
A Fredùn fosse albergo, e là si volse
E corse ratto al segno suo mirando,
735Fin che le soglie a valicar pervenne
Del giovinetto re. La gente accolta
Da lungi il vide, e voci alterne udironsi.
     Vide quell’asta e vide quell’antico
Cuoio il novello re, sì che ne trasse
740Di lieta sorte lieto augurio. Il volle
Adorno allor di serico broccato
Tessuto in Grecia, ove in lucenti gemme
Eran figure sovra un aureo fondo,
E quale è il disco della bianca luna
745Sul suo capo il levò. Di bella sorte
Quel fu principio al nobil prence. Il cuoio
Egli adornò di panni vïoletti,
Di verdi e rossi, e lo chiamò Vessillo
Di Kàveh. Da quel dì, quando un novello
750Prence d’Irania alto sedea sul trono,
Allor ch’egli cingea l’aurea corona
Di re dei re, sul vile cuoio adusto
Una gemma ei ponea sempre novella,
E drappi di broccato e di lucente
755Seta ancor vi aggiugnea. Tale divenne
Di Kàveh quel vessil, che nella oscura
Notte splendea sì come sol nel cielo,
E ne traea di più gioconda sorte
Lieta speranza in cor sempre la gente.
760     Dopo cotesto, tempo ancor si volse
Le cose da venir tenendo ascose.
Ma Fredùn che vedea della sua terra
Misero stato e comandar per l’ampie
Regïoni del mondo un tristo sire,
765Dahàk superbo, corse alla sua madre
Cinto dell’armi e con un casco d’oro,