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Padre tu sii, da me che gli son madre,
Il ricevendo con amor; lo nutrì
D’esta giovenca sì leggiadra e bella
Col puro latte. E se da me tu vuoi
380Mercede alcuna, è tua questa mia vita,
Quest’alma mia t’è pegno e t’è promessa
Per quel che da me brami, o generoso.
     E il guardian di quelle selve antiche,
Della giovenca sì leggiadra e bella
385Fedel custode, a quella mesta e saggia
Donna rispose: Come schiavo innanzi
Al figlio tuo sarò, donna preclara.
Ciò che tu vuoi da me, con molto amore
Io sì farò. — Tra le sue braccia allora
390Franèk l’infante deponea piangendo.
E assai gli favellò, diè ammonimenti
Prudenti e saggi. E il semplice pastore
Per tre giri di sol, sì come padre,
Guardò l’infante e lo nutrì col latte
395Della giovenca sì leggiadra e bella.
     Ma poiché di cercar sazio non ora
Dahàk in suo furor, mentre dovunque
Pel mondo si spargea l’inclita fama
Della giovenca sì leggiadra e bella,
400Corso a quei lochi solitari e ameni
Quella madre infelice e così disse
All’uom custode di sua fè: Pensiero
Sorse divino in me; ragion con senno
Il risvegliò. Consiglio che da Dio
405Ne vien, d’uopo è seguir, n’è v’ha riparo,
Chè una sol cosa è questo infante mio
Col mio spirto vital. Ma questa terra
Infida e rea, di magic’arti piena,
Fuggendo lascierò. D’India remota
410Al confin recherò questo fanciullo
Da questa turba scomparendo, e ai monti