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Che mostrar gli dovean la via spedita.
Vivi, allora ei gridò, tutti da un alto
Tronco fra breve penderete voi,
240O l’avvenir, qual sia, mi svelerete.
     Chinàr la testa i sacerdoti. Il core
Lor si spezzò per lo spavento, e gli occhi
Di lagrime si empîr. Ma. tra que’ saggi
Di famoso saper, uno era quivi
245Di vigil core e sapïente e saggio
Del ver zelante e vigile ed esperto,
Zirèk di nome; e primo era di tutti
I sacerdoti e gli avanzava tutti
Per eletta virtù. Più forte in petto
250Ei sentì ’l core in quell’istante, e venne
Senza tremar, sciolta la lingua, innanzi
All’irato signor con fermi passi.
E intento disse: Sgombra omai dal core
Ogni vano pensier, chè per l’estremo
255Fato soltanto erompe un uom dall’alvo
Della sua madre. Oh! vedi? Altri possenti
Prima di te furon qui molti, e degni
Eran ben di tal seggio e illustre e grande.
Vider molto dolor, molta letizia
260Ebber nel mondo; e allor che termin giunse
Di lor vita longeva, elli morirono.
Ma tu, s’anche di ferro una barriera
Fossi davver, ti abbatterà pur sempre
Il ciel, nè qui starai. Sarà l’eccelso
265Trono in che siedi, dato a un altro, e quegli
Travolgerà la tua fortuna al suolo,
Sì lieta un dì. Sarà di quel possente
Fredùn il nome, e a questa terra sua
Come cielo ei sarà chiaro e felice.
270Ancor nato ei non è; della distretta,
Dell’angoscia mortal non è ancor giunto
Il vero tempo. Ma quand’ei fia nato