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E i Devi intenti quel regal suo seggio
Toglieansi in collo e dai campi e dai piani
655Fino alle nubi l’estollean. Seduto
Sul trono eccelso il re sovrano, intorno
Ampio giro gli fean delle celesti
Plaghe gli augelli. Ma le genti in terra
Tendean l’orecchio al suo precetto, e il mondo
660Tutto era pien di voci allegre e gaie
Per la pace che ovunque si vedea.
     E fu cotesto fin che corser gli anni,
Mentre la bella maestà de’ regi
In quel grande lucea. Per lui beato
665Era in pace la terra, e a quando a quando
Da Dio signor venìan messaggi a lui.
     Poi che alcun tempo dopo ciò trascorse,
Nè le genti vedean dal lor sovrano
Fuor che opre elette, fu soggetta a lui
670Da confine a confin tutta la terra,
E sedea quel gran re con dignitate
E maestà. Ma poi d’un tratto volse
Il guardo suo di sua grandezza al seggio,
E poi che niuno per la terra scorse
675Che ugual gli fosse, ei principe devoto
A Dio signor si fe’ superbo, a Dio
Si fe’ ribelle e sconoscente. I grandi
Tutti chiamò del popol suo; deh! quante
Parole ei disse innanzi a lor! Con essi,
680Principi antichi, fe’ tal detti allora:
     Di me, di me soltanto io riconosco
L’impero di quaggiù. Vennero tutte
Da me l’arti del mondo, e questo seggio
Imperïale incoronato sire
685Non vide mai che ugual mi fosse. Il mondo
Con gran cura adornai. Tutti gli affanni
Dalla terra sbandii; da me sen viene
Il vostro cibo a voi, la vostra quiete