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Un trono ei si formò. Quante vi pose
Gemme lucenti! I Devi, ad un suo cenno,
Smuoveano il seggio e fino al ciel dall’umile
620Campagna a sollevarlo erano intenti.
Come fulgido sol nell’aer sereno,
Splendea seduto su quel trono il sire
Libero e forte in suo regal comando.
Le genti allor, per quella sua fortuna
625Di re, per quella sua forza sovrana,
Si radunâr festanti a quell’eccelso
Trono dintorno, e prezïose gemme
Sparsero di Gemshìd regnante al piede,
E tal giorno beato il primo giorno
630Disser dell’anno. Era quel dì la prima
Luce di Ferverdìn, luce novella
Dell’anno giovinetto, e da fatiche
Riposavasi il corpo, e da pensieri
D’odio e vendetta il cor. Con lieta sorte,
635Dell’anno al primo dì, sedea sul trono
Il re, luce del mondo, e i prenci tutti
Festeggiavan quel dì con molta gioia,
Chiedean cantori e vin gagliardo in copia;
Quindi, tal festa da quel giorno in poi
640Restò, de’ prenci antiqui inclito segno.
Così per trecent’anni le terrene
Cose moveano allor, nè da que’ tempi
L’uom la morte vedea. Non uno osava
Opre stolte compir, morbi non erano,
645Non eran mali, non dolori; e ninno
Contezza avea di travagli e sventure,
Ma si stavano accinti i Devi tutti,
Come valletti, a’ lor servigi. Un trono
Di gran valor rizzato aveano, e sopra
650Alto vi si assidea quel re del mondo,
Re Gemshìd su quel trono alto sedea,
Con un nappo di vin nella sua mano;