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III. Il re Tahmûras.
(Ed. Calc. p. 16-18).
Hoshèng un figlio avea ricco di sonno,
Tahmuràs valoroso, inclito e forte
Dei Devi domator. Venne e si assise
Del genitor su l’alto seggio, accinto
345Di sua cintura qnal di re. Chiamando
Della sua gente i sacerdoti, oh! quante
Parole ei disse con facondo senno!
A me, disse, in tal dì regal corona
Ben si convien col trono e la possente
350Clava e l’elmo ferrato. Io l’ampia terra
Col senno mio da ogni opera men bella
Renderò franca, e poi d’una montagna
La stanza mia porrò sovra la cima.
Infrenerò sol io con arte e senno
355La man dei Devi in ogni loco; in terra
Solo regnar vogl’io. Così, qualunque
Util cosa è nel mondo, io manifesta
Renderò a voi, ch’io la sciorrò, spezzando
Quanti legami avvinconla tenaci.
360 Con tal pensier, dal dorso de’ belanti
Greggi il savio signor tosò la lana
Ed ogni crine con la force, e quando
L’ebber gli altri filata, e vesti e tuniche
Tesser ne fe’ con cura; anche fu guida
365A far tappeti e coltrici; ma poi
Quanti ei vedea veloci al corso in terra
Pacifici animali, erbe virenti,
Loro apprestando e fien raccolto ed orzo,
Fe’ contenti e satolli. Osservò ancora
370Le selvatiche belve, e de’ sagaci
Veltri fe’ scelta e de’ cervieri. Ad arte