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95Disceso a contrastar. Quando trovârsi
L’una dell’altra le nemiche schiere
In vasto campo a fronte, ignudo il petto
Siyamèk s’avanzò, feroce assalto
D’Ahrimàn diede al figlio. Allor, stendendo
100L’orride branche sue maligno il Devo,
Del giovinetto re piegò la bella
Avvenente persona e al suol la stese;
Indi con l’ugne entrò le carni e il candido
Petto sì gli squarciò, che giacque il prode
105Esanime sul suol, vittima prima
Di suo consiglio e del Devo perverso,
E l’esercito suo senza la guida
Del suo senno restò. Ma quando seppe
Del figlio suo l’acerbo fato il prisco
110Signor dell’uman seme, oscura e tetra
Si fe’ per lui questa terrena stanza,
Sì che scendendo dall’antico trono
In lai proruppe di dolor, la fronte
Battendosi e mordendosi le mani.
115Avea le gote lagrimose e colmo
Di affanno il cor, sì che il terreno stato
E la fortuna sua pieni d’angoscia
Gli parvero in quei dì. Pianser le genti
Al pianto suo; ravvolte in azzurrine
120Vesti (segno di duol) vennergli innanzi
Alle porte regali, e avean di lagrime
Molli le ciglia e rosse ambe le gote.
Anche le fiere, anche gli augelli a torme,
Con ogni armento, vennero gridando
125Alla montagna in folla, e avean sembianti
Offesi di dolor. Levossi allora
Sul regio limitar di negra polve
Un denso turbo, e quei, dolenti e pii,
Per tutto un anno, si restar su quelle
130Soglie regali. Dell’Eterno allora