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625Distolto è il labbro d’un infante, il nome
Del regnante Mahmùd primo ei balbetta.
Tu pur, che dono hai di favella e cerchi
Eterna gloria per lui sol, le lodi
Cantane riverente. Il suo comando
630Niun trasgredisce in terra, e al cenno suo
Niun mortal si sottrae, tanto egli è grande.
     Dal sonno mi destai. Balzai dal loco
Ov’era, e in piè deh! quante notti oscure
Stetti a far voti per tal re gagliardo!
635Oro da offrirgli io non avea, ma tutta
L’alma gli offersi, e dissi in me: La chiara
E nobil visïon si avrà risposta,
Chè la fama di lui per l’ampia terra
Alto risuona. Oh! lode a lui, chè lode
640Ei fa pure all’Eterno, e benedetta
Sia la sua sorte vigile e serena,
La sua corona ed il suggel! La terra
Bella si fa per maestà ch’è sua,
Quale è un giardino a primavera; il cielo
645Nuvole ha ombrose, e il suol mille parvenze.
Scendon le pioggie su gli aridi campi
Al tempo lor propizio, il mondo intero
D’Irèm sembra il giardin; per tutta Irania
Per sua giustizia opere son leggiadre,
650Gioisce il mondo di sua gioia. E il prence
È quale un ciel di fede intatta a’ suoi
Conviti di gran re, ma in guerra a un fiero
Drago è simil. Nel corpo è un elefante
Ardimentoso, ed è Gibrìl nell’alma,
655Angiol di Dio, ne’ doni suoi qual pioggia
In mese di Behmèn, fiume di grazia
Nel magnanimo core. È la fortuna
De’ suoi nemici, contro all’ira sua,
Vile e spregiata, come l’oro è vile
660Dinanzi agli occhi suoi. Nè per corona