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Mai non apparve. Egli ha corona e seggio
Imperïal, vittoria l’asseconda,
555E vigile fortuna Iddio gli diede.
Come fiammante sol, sedendo in trono,
Risplender fa la sua corona, e splende
L’ampia terra per lui qual levigato
Nitido avorio. Or tu dirai: Quest’almo
560Sol che sì vivo splende e da cui tanta
Luce s’accresce per la terra oscura,
Come s’appella? — Abu ’l-Kasìm, l’invitto
Re che tu chiedi, il trono suo più in alto
Pose di questo sol. La terra tutta
565Da orïente adornava ad occidente
Il possente signor, sì che miniera
D’oro s’aprìa per lui, per sua possanza
In ogni loco. — La fortuna mia
Sonnolenta destossi, e un pensier nuovo,
570Molti pensieri mi affollar la mente.
Conobbi allor che tempo era venuto
Propizio a favellar, che rinnovarsi
Doveano allora e ritornar gli antichi
Tempi de’ prischi re, sì che una notte,
575Col pensier della mente in questo assorto
Magnanimo signor dell’ampia terra,
Col cor pien di sue lodi, al sonno in grembo
Mi abbandonai. Splendea questo mio core
Come facella in quella notte oscura;
580Chiuso era il labbro, ma il mio cor vegliava.
     Stupenda visïon l’alma serena
Vide nel sonno allor. Parve che a un tratto
Dall’acque uscisse del profondo mare
Una face splendente; era la terra
585Un’atra notte, ma al chiaror di quella
Vivida luce risplendea pur essa
Qual fulgido rubin. L’ampia campagna
E de’ monti le falde intorno intorno