Pagina:Il Libro dei Re, Vincenzo Bona, 1886, I.djvu/122


— 105 —

190Le domestiche ancor. Se tu per poco
Con la tua mente a questo ver ripensi,
Ben vedrai se a tal nome, a tal parola
D’uomo, donar concesso unico è un senso,
Se pur l’uom tu non stimi e vile e abietto,
195Nè altro segno diverso in lui discuopri.
Ma tu composto già di due principî
Fosti distinti (spirital n’è l’uno
E l’altro corporal), medio tu ad essi
Fosti creato. Creatura prima
200Tu se’ dell’universo, ultima in tempo;
Guarda però che di te stesso gioco
Mai non ti faccia. Altre e diverse cose
Udii da un saggio; ma qual mai sappiamo,
Qual de’ secreti del Signor del mondo
205È disvelato a noi?.... Tu, intanto, al fine
Mira, riguarda a te; di quante imprese
Toccar t’è d’uopo, la più bella e onesta
Sempre ne scegli. Ben convien che molte
Fatiche e stenti a sopportar ti pieghi,
210Ma in sapïenza tollerar si denno
Gli stenti di quaggiù. Mira a quest’alto
Ciel che si volge sopra a noi. Ne scende
Ogni nostro dolor, ne scende ancora
Al duol riparo, nè di tante sorti
215L’alterno rinnovar mai l’affatica,
Nè il tocca di quaggiù, nè mai l’offende
Terreno affanno. Dagli eterni giri
Ei non riposa, nè, come cotesta
Stirpe dell’uom, si sta soggetto mai
220A sua corruzïon. Vengon dal cielo
Le ricchezze e gli onor, non sono ascose
La sorte avversa e la propizia al cielo,
Ma questa volta dell’azzurro cielo
È in solido rubin che alto fiammeggia,
225Composta in ogni parte, e vento o accolto