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procedette più rapida, e nel 1882 io ne diedi fuori un altro saggio col titolo di: Avventure di un Principe di Persia, episodio tratto dal Libro dei Re di Firdusi (Firenze, Successori Le Monnier). Intanto, come già a Parma da me si faceva lettura dei canti di Firdusi, man mano che venivano tradotti, in compagnia del Rettore del Collegio e di altri amici e ogni settimana quella lettura si ripeteva da me in casa del Conte Senatore Filippo Linati, uomo di lettere e di molta cultura; così, passato a Firenze nel 1879, feci pubblica lettura di alcuni passi della mia traduzione a quel Circolo Filologico nella sera del 26 aprile 1880 e del 2 aprile del 1883. Altre letture furono fatte di tanto in tanto in diversi ritrovi d’amici, una volta in casa Pozzolini e più volte ancora in casa di una colta e gentile signora, Angelina Puccio, alla presenza della Principessa Elena Koltzoff Massalsky (Dora d’Istria), del Senatore Andrea Maffei, del Prof. Giuliani, del Senatore Cipriani, del Prof. Stoppani, del Prof. Mantegazza, del Prof. Trezza, del Prof. Conte De Gubernatis, del Prof. Pelizzari, dell’illustre pittore Barabino e di molti altri. Altri saggi, ma molto brevi, della mia traduzione furono pubblicati ancor qua e là per i periodici di quando in quando.
Ma intanto io era già venuto alla metà del mio lungo lavoro, quando, coll’andar del tempo e per la maggior pratica acquistata nel tradurre, io veniva sempre più cambiando maniera. Da principio la mia traduzione andava troppo libera e qualche volta si permetteva di allontanarsi soverchiamente dal testo; ciò avveniva per una idea erronea che io aveva (e che non era mia soltanto), di doversi