In tal legge io nascea, morrò fedele
A questa legge; e tu, se il sai, di questo
Fammi ragion, ch’io son la polve umile 70Che il pie d’Alì calpesta. Io per le altrui
Opre cura non ho, non ho pensiero,
Nè molto ho a dir sul nobile soggetto;
Ma questo ben dirò, che, se tal legge
Lascia Mahmûd, meno d’assai d’un picciolo 75Grano d’avena la sua mente pesa.
E allor che sopra un regal seggio Iddio
Porrà d’Alì, del suo Profeta, in cielo
L’anime sante, se lor pregi eletti
Con vero amore proclamai nel mondo, 80Di ben cento Mahmûd sol io, nel cielo,
Potrò vantarmi protettor sovrano.
Fin che il mondo sarà, fin che regnanti
Saranno, giunga ad ogni re sovrano
Questo mio dir, che di Mahmûd nel nome 85Questo suo libro mai compor non volle
Firdusi che da Tus venne, ed avea
Caro e diletto ogn’uom d’intatta fede.
Del Profeta e d’Alì nel santo nome
Io l’ho composto, ed infilai ben molte 90E d’alto senso rilucenti perle.
Tempo fu che Firdusi ancor non era,
E sì fu, chè non anche la sua sorte
Vigoreggiava. Ma tu, o re, d’un guardo
Il libro mio pur non degnasti, e fuori 95Del tuo retto sentier balzasti errando,
Vinto al mentir d’un uom perverso e vile.
Quei che il mio verso dispregiò, non abbia
Aita mai da questo ciel che ratto
Su noi si volge. Cotal libro illustre, 100Libro d’antichi re, nella mia dolce
Favella già composi; e allor che giunse
D’ottant’anni al confine il viver mio,