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mento viene stipulato in Milano e firmato in primo luogo dall'Arcivescovo stesso, poi da Ildegario suddiacono in qualità di messo Imperiale, quindi da Ariberto giudice de milemprimis, da Dagiberto giudice del Sacro Palazzo e finalmente, oltre che più testimonii, tra i quali uno ve n'ha de arce Aronae, dal notaio imperiale, sono tutte circostanze, che mostrano apertamente che si trattava di fondi e beni posti in un territorio appartenente alla città di Milano.

Ma da questo stesso sorge una nuova difficoltà. Se tutta l'Ossola formava parte del territorio di Milano, e solo una piccola porzione di essa era stata eretta in Comitato nel XI secolo, che dovrà quindi dirsi della sua precedente costituzione nel X e nel IX secolo?

Una risposta chiara e precisa a questa domanda è sommamente difficile, stante la povertà dei documenti che abbiamo, e che io conosco; non si può dunque ricorrere che alle conghietture e di queste non dispero di darne alcuna, almeno probabile.

Anzi tutto gioverà osservare che il piccolo Contado concesso al Vescovo Pietro, qualunque ne sia poi stata la sua estensione, dovette certamente essere di data anteriore a questa donazione. Ciò sembra che si possa arguire dal modo, col quale ci è indicato nel diploma. Se si fosse trattato di una erezione del suo territorio in Contado all'atto stesso della donazione, io credo che non si sarebbe omesso di farne memoria nello stesso diploma. Egli è vero che non si sa da chi fosse posseduto prima; e che su questo osserva un alto silenzio il medesimo donatore; ma è appunto da questo silenzio, che mi pare si possa argomentare, che esso Comitatolo probabilmente di ragione del fisco regio, sia stato invaso qualche tempo innanzi dai fautori di re Ardoino, dal quale è altresì probabile, che il precedente suo possessore n'abbia ottenuta l'investitura, e che colla caduta di esso re, sia stato confiscato, o meglio ricuperato, da Corrado, e quindi da questo sia stato donato in fine al Vescovo Novarese.

Un appiglio a questa conghiettura mi viene anche dal citato Provana, il quale parlando della divisione d'Italia al principio del secolo XI scrive (l. c. p. 97) che «i principali Comitati