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Arrestandoci a questo punto, gioverà volgere alquanto lo sguardo e sul passato e sulle conseguenze lasciate in Italia dai Longobardi, tuttochè privi ora di regno, ai secoli successivi. Le precedenti invasioni de'Barbari erano state seguite da altre invasioni, e sì la prima che la seconda erano state vinte coll'intera liberazione d'Italia dai nuovi venuti. Al contrario i Longobardi rimasero, benchè vinti sul suolo Italico, e lo stesso lor vincitore prese il titolo di re della soggiogata nazione1; sicchè può dirsi, ch'essi fossero ancora lo stato, il quale non avea fatto perciò che mutar di padrone. Del resto per essi le stesse leggi, le medesime consuetudini e, che più monta, infatti i privati loro possedimenti. Era una gente conquistata, ma intera, ma capace ancora di azione. E azione in vero ci fu, lenta sì, ma progressiva. I limiti, entro i quali devo rimanere, non mi consentono un lungo discorso sopra tutte le conseguenze di questi fatti; restringerò quindi le mie osservazioni particolari rispetto ai luoghi del nostro Lago intorno ai nomi rimasti di alcuni di essi, e alla legislazione, Longobarda, durata ancora per lungo tempo tra noi, e sopra tutto al dialetto lombardo tuttora vivo, sebbene di molto modificato dall'antico, sulla bocca delle nostre popolazioni e lungo il Lago e nelle valli ad esso limitrofe.

Racconta Paolo Diacono, che sopravvisse ancora molti anni alla catastrofe di sua nazione, e fu già a suo luogo avvertito che Alboino deliberato di conquistare l'Italia condusse seco molte genti, soggiogato da lui o da altri re suoi predecessori, cioè Bulgari, Sarmati, Gepidi, Pannonii, Suavi, Norici ed altrettanti, e che da questi presero il loro nome non pochi vici, ne'quali ebbero stanza: nome, scrive, che oggigiorno ancora rimane2. Questa notizia è confermata pienamente da più

  1. Si hanno carte, scrive il Fumagalli (l. c. p. 91), nelle quali Carlo Magno s'intitola Re de'Longobardi, e dalle quali anche appare che egli incominciò a numerare gli anni di questo suo nuovo regno sino dagli ultimi mesi del 773, dacchè il suo esercito entrò in Italia: mentre altri lo datano dalla presa di Pavia nel giugno del seguente.
  2. Certum est tunc Alboin multos secum ex diversis, quas vel alii reges vel ipse ceperat, gentibus ad Italiam adduxisse, unde usque hodie