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stesso che vi parlo, io son qui da più anni, e mi vi trovo a maraviglia. Dove andreimi, se Roma fosse in fascio? Dove collocheremmo i re detronizzati? Dove il culto cattolico? Dirannovi che molti lamentano l’amministrazione. Quanto rileva? Eglino non ci appartengono. Voi non v’imbatterete in essi fra l’eletta società dove anderete. Se dassimo orecchio ai richiami della classe media, si porrebbe tutto a soqquadro. Vorreste, per avventura, vedere opifici di manifatture intorno a San Pietro, e campi di rape alla fonte Egeria? Credono cotesti indigeni borghesi che il paese, avvegnachè vi sono nati, sia loro pertinenza? Strana pretesa! Insegnate ad essi esser Roma comune proprietà della onesta gente, della gente di gusto e degli artisti. È un museo affidato alla custodia del Padre-santo, un museo di vecchi monumenti, di vecchi quadri, di vecchie istituzioni. Lasciate che tutto il restante orbe si rimuti, ma elevatemi una muraglia cinese che accerchi lo Stato del Papa, dalla quale si tengano lontane le vie ferrate! Serbiamo almanco pei posteri un frusto, un minuzzolo del potere assoluto, dell’arte antica e della teocrazia cattolica!»

Tale parlano gli uomini di antico stampo, i buoni stranieri, i veri credenti, i quali a forza di vedere le cerimonie di San Pietro, e la festa delle cipolle a San Giovanni Laterano, hanno appreso romanesco linguaggio, modi di vedere semicardinalizii ed una sorta di