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miriadi già scritte e pubblicate da Lutero a noi. Contro i Papi il sacco è stato vuotato, e chi uccella al vanto di originalità non si deve mescere al coro dei gracchiatori. Rammentate dipoi che il governo di cotesto Stato, sebben buono e paterno in superlativo, non perdona giammai. Ed anco volesse, non avriane, facoltà, essendo obbligato a difendere il suo principio, che è sacro. Non chiudetevi le porte di Roma: voi sarete lieto di riedervi, e noi di accogliervi. Se vi garba sostener tesi nuova ed originale, e mercar gloria non senza profitto, osate alto gridare che tutto è vago, divino! anche ciòche è male nella stadera dell’Elba, la cui prima tacca, come dice un valentuomo, sta sul mille. Lodate sbardellatamente un ordine di cose che per tenzonar di venti non crolla da diciotto secoli e mezzo, di buona misura. Dimostrate che tutto dura costì, e che la reticella delle pontificie istituzioni è conserta a fili di logica potente. Osteggiate da uom sennato alle velleità di riforma che vi spingeranno a dimandar questo o quel mutamento. Pensate che non puossi impunemente attentare alle costituzioni avite, e che pietra fuor di sesto può far crollare tutto l’edificio. Ohimè! Voi ignorate, poveretto! che forse quel tale abuso che vi sembra il finimondo, è necessario alla esistenza di Roma. Bene e male commisti danno più durevole cemento degli scelli materiali co’ quali si edificano le moderne utopie. Io