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delle sottili entrate di poche terre, a cui rendono qualche omaggio i più facoltosi vicini. Il popolo le sa buon grado di essere stata qualche cosa, e similmente di non esser nulla sotto un governo detestato. Cotesti aristocraticuzzi di provincia, ignoranti, mogi e fieri, sono reliquia del medio-evo dimenticata nel secolo XIX; ed io ne fo cenno per memoria.
Ma se mi seguite di là da Apennino, nelle gloriose città della Romagna, mostrerovvi più gentiluomini di gran nome e d’antico legnaggio, che coltivano la mente ed i campi, che sanno quanto sappiam noi, e nulla più, che prendono interessamento alle sciagure d’Italia, e che, rivolti verso la parte d’Europa felice e libera, sperano dalla simpatia dei popoli e dalla giustizia dei principi la emancipazione della loro patria. Cotesti nobili sono avuti meritamente in sospetto; chè eglino divideranno co’ borghesi il retaggio papale. Ho incontrato in parecchie magioni di Bologna uno scrittor brillante, applaudito in tutte le scene d’Italia; un illuminato economista mentovato con riverenza in tutte le italiane Riviste ed europee; un polemico terribile e temuto da preti; e tutti cotesti individui riuniti nella persona di un marchese di trentaquattr’anni, il quale nella rivoluzione italiana grandeggerà fra primi.