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La giovine principessa che abbiam testè maritata allieterà da prima lo sposo di parecchi bimbi; ed è noto che le cune fanno impedimento all’amore.

Fra cinque o sei anni, quando avrà tempo di pensare al male, il mondo le legherà mani e piedi. Amate voi uno schizzo delle sue giornate d’inverno? Il levarsi, la tavoletta, l’asciolvere, i bambini, il marito, le furano la mattinata. Dal tocco alle tre ella rende le visite che ha ricevuto. Prima cortesia è andare a visita; seconda, recare in persona, senza entrare, la cedoletta, o, come dicono, il biglietto di visita; terza, inviare il pezzuolo di carta-porcellana per mezzo di un servo ad hoc. Alle tre, passeggiata alla Villa Borghese, ove salutansi a punta di dita gli amici quanti se ne hanno. A quattr’ore si sale al Pincio; a cinque ore, alla sfilata lunghesso il Corso. Il fior de’ signori, nessuno eccetto, condannasi a cotesta triplice passeggiata; e se sola una dama mancasse, tosto andrebbesi chiedere al marito se forse non sia indisposta. Annotta; si riede a casa, si desina, e da capo, alla tavoletta per andare in società, che adunasi per turno un giorno la settimana; Ricevimento puro e semplice, senza giuoco, senza musica, senza conversazione; scambio d’inchini e di frivoli nonnulla: ma, per rompere il diaccio e cavare il tallo della noia di dosso alla gente, di tratto in tratto ha luogo una danza. Poverette! In un viver si pieno e si vuoto non è neppure