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che s’era condannato al lavoro d’un impiegato a 1200 franchi, che restò fedele al suo uffizio fino all’estrema vecchiezza, e che mori nell’impotenza di pagare, grazie a non so qual vizio di amministrazione.

Commiserateli, se cosi vi aggrada, ma non iscagliate contro di essi la pietra. Sono quali l’educazione li ha fatti. Mirate i loro figliuoli che sfilano pel Corso fra due gesuiti. Cotesti fantolini di sei a dieci anni, vezzosi come amorini a dispetto dell’abito nero e della cravalta bianca, aggrandiranno tutti del pari all’ombra uggiosa del cappellone del loro maestro. L’anima loro è oramai simile al rastriato giardino donde a grande cura sono estirpate le idee; il cuore è mondo da tutti affetti buoni o rei. Cotesti poveri diavoli, non che virtù, non avranno neppure vizi!

Subiti gli esami finali ed ottenuti i loro diplomi d’ignoranza, saran dessi abbigliati a foggia inglese e avviali ai pubblici passeggi. Quindi vedreteli andare aiati pel Corso, pei viali del Pincio, di Villa Borghese e di Villa Panfili. Passeggeranno per molte ore, e passeggeranno a piè, a cavallo, in cocchio, recando in mano bastone, o scudiscio, od occhialetto, fino a tanto che sieno condotti a menar moglie. Assidui alla messa, immancabili al teatro, vedreteli uscire, sbadigliare, applaudire e segnarsi della croce senz’anima. fan tutti iscritto il nome loro sulle liste di una o due confraternite divote, ma non appartengono ad alcun circolo. Eglino timida-