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dee stillarsi il cervello per apparar ragione; un individuo della media classe ha il compito di studiar per lui. Coteste secretario, od aiutante di studio o consuliore, è un fior di giureconsulto; chè a non perdersi nel labirinto delle cosi dette leggi pontificie, vuolsi uom provato e saputo; ciò non ostante, monsignorino, che si fa bello, come il corbaccio, delle dorate penne non sue, si argomenta d’impunemente ispregiarlo, modesto ch’egli ė, e senza speranza di più lieto avvenire. E qui pure, di cui la colpa?

Lo stesso prelato, che uscito appena di seminario giudica le cause in ultimia istanza, fa professione di avere a vile gli avvocati. Confesso che mi commuovono le viscere cotesti malaugurati sacerdoti di Temi, i quali scrivono per ciechi, favellano a sordi, sciupano le suole delle scarpe aggirandosi negl’intricati sentieri della procedura rotale. Ma meritano tutt’altro che sfregi, dotti che sono e spesso eloquenti. I signori Marchetti, Rossi e Lunati potrebbono deitare di belle arringhe, se non fossero di altro occupati. Perché credo, nè credo di creder male, che i monsignori, per celare la tema che loro ispirerebbe il costoro merito, facciano viste di sberteggiarli, come chi allunga le braccia per non cader bocconi. Cosi è avvenuto che taluno di essi sia stato messo al confino; altri ridotto al silenzio ed alla miseria. Antonelli cardinale diceva al signor di Grammont: «Gli avvocati erano una delle piaghe nostre, che cominciammo a ri-