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narle, elle fan capolino di straforo; a Roma trionfano alla libera sopra la perdente borghesia. Di che séguita che Bologna è città di opposizione, e Roma città socialista; e quindi il prossimo movimento starà nei limiti di moderazione a Bologna, verserà sangue a catinelle a Roma. E questo è il guadagno della parte sacerdotale; ma a carne di lupo zanne di cane.

Nulla può dare il giusto concetto dello spregio in che i prelati, i principi, gli stranieri di rango, ed anche i servitori di Roma, hanno la classe mediana, o com’essi dicono, il mezzo ceto.

Il prelato ha di sode ragioni. Se é ministro, vede gli uffizi gremiti d’impiegati tolti dalla borghesia. E ben sa che cotesti uomini operosi ed intelligenti, ma poco retribuiti, veggonsi necessitati a compiere di celato alcun umile uffizio, tale che compilare il giornale d’un fittaiuolo, o recare in netto nel libro-mastro i conti ad un ebreo: di cui la colpa? Ei non ignora che non v’ha merito che tenga; ma per avanzar di posto, o crescere di stipendio, ha uopo porre il fronte nella polvere e pregare a mani giunte per mesi ed anni; o interporre sua moglie, se giovane ed avvenente. E noi avremo in dispregio cotesto infelice, e non piuttosto quei messeri in calzette pavonazze, i quali a tali estremi lo adducono?

Se monsignore è magistrato di un tribunal superiore, ad esempio, della sacra Rota, non