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mere i turbamenti dei Ciompi ed i tumulti degli Straccioni.

Tal classe, che dall’un canto è l’erede legittima del potere che si arrogano i Papi, e dall’altro l’avversario nato delle follie mazziniane, avrebbe ad essere numerosa e forte nel paese che stiamo studiando.

Ma la casta sacerdotale, che pone il fatale principio del poter temporale sopra qualsiasi interesse dell’umano consorzio, nulla ha cui con maggiore conato intenda quanto abbassare od anco spegnere la classe mediana. E per necessario discorrimento, la opprime di pesi, senza chiamarla a parte dei beneficii; non le accorda carica od impiego, per quantunque modesto, senza obbligarla a penosi sacrifizi; nulla neglige per istrappare le aureole che circondano le liberali professioni: la scienza e le arti adima al suolo, ed ogni sempre che alcuna cosa s’abbassa d’intorno a sé, la turpe landra estima di esser divenuta più grande.

Sistema questo che a Roma e nelle provincie del Mediterraneo ha attecchito; ma fatto mala prova di sè a Bologna e nelle provincie dell’Appennino. La borghesia nella prima capitale dello Stato vive miserella e scriata; nella seconda vive numerosa, agiata, inflessibile al potere. Ma le passioni malvage, assai più funeste alla compagnia degli uomini, che la ragionevole opposizione dei partiti, han progredito in senso inverso. E di vero, a Bologna, dove la borghesia è potente a raffre-