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gazione il suo nome, e forse rimarrebbe nella scelta peritoso. Ma la bordaglia dei Monti saria tosto inuzzolita alla immagine di un tafferuglio: e la fierezza dei Trasteverini si scatenerebbe all’idea di un attentato all’onore. Meglio metterebbe aver popolo discorsivo, comecchè non bene affetto: il Papa avrebbe spesso a discendere per trattar con esso; ma non mai a tremare innanzi ad esso.
E tenga Iddio lontano il tristo augurio. La plebe romana si lasciò andare alle arti seduttrici dei mestolatori del 1848, abbenché il nome di repubblica nei tempi moderni suonasse nuovo al suo orecchio. E lo ha ora dimentico? Risponda in coro Antonelli e Nardoni. Quel nome magico, la cui mercè i grandi erano stati pareggiati ai piccioli, le sta fiso in cuore: E intanto i mazziniani non radunano operai nel Rione Regola per insegnar loro a mondar nespole, e piegare la cervice ai preti.
I villici, comecchè spregiati dalla plebe romana, anche nel piovente del Mediterraneo non son punto di spregi meritevoli; chè gl’influssi vaticani poco han potuto su di loro. Son dessi infelici, ignoranti, creduli, rubesti, ma retti, ospitali e generalmente onesti. Per conoscerli da vicino conducetevi in alcuno dei paeselli della provincia di Frosinone, ad esempio. Traversate le sterminate pianure deserte per mal'aria; seguite l’alpestro dirupato cammino dei monti; v’imbatterete in piccola città di 5000 a 10,000 anime che