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parmi, provandomi a rifare cotesto ritratto; avvegnadiochè i sudditi papalini sieno Italiani come gli altri, simiglianti agli altri, nė la penisola racchiuda che una sola nazione, Differenza di climi, prossimità di stranieri, tracce d’invasioni ponno modificare il tipo, cangiar l’accento; variare le forme del linguaggio; ma dall’Alpi al Lilibeo gl’Italiani sono gli stessi da per tutto, e la classe media, il fior delle popolazioni, pensa nel modo stesso da Torino a Napoli.
Belli, robusti, aitanti, purché l’incuria dei reggimenti non abbandonili agli influssi della mal'aria, gli Italiani sono di spiriti elevati fra tutti gli Europei. Il signor di Rayneval, che non si lascia ire al piaggiare, loro concede «intelligenza, penetrazione e comprensione di tutte cose.» Per essi cultura delle arti e cultura delle scienze non si dispaiono; i primi passi in qualvuoi carriera dischiusa allo spirito, sono oltre misura rapidissimi; e se molti fra di essi s’arrestano a mezzo, devesene la colpa a deplorabili ragioni che loro asserragliano quasi sempre la via. Nelle private bisogne e nelle pubbliche e’son cime di maestri per accorgimento e sagacia. Niuno può gareggiare con essi nel compilare e nel discuter leggi, principi che sono in legislazione e giurisprudenza; chè l’idea della legge ha germogliaio in Italia dalla fondazione di Roma, ed è il più dolce frutto di cotesto prodigioso suolo. Inoltre, posseggono più che altri la facoltà di bene governare; sendo-