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dei lavori pubblici in buon punto ne avvisa che la tassa delle possessioni non agguaglia a pezza il terzo del valore reale. Di che esce spontanea conseguenza che la dovizia agricola dello Stato somma a due miliardi seicento dieci milioni. Capitale cotesto che se rendesse ciò che dee rendere, se le industrie ed i commerci aumentassero il reddito, secondo ragione, col movimento e col lavoro, il signor di Rothschild torrebbe il danaro pontificio al sei per centinaio, e se ne terrebbe.
Ma non è tutto; e poichè mi vi trovo, la vuo’ dire. Alle naturali dovizie conviene arrogere l’eredità degli antichi. I poveri pagani di Roma la grande han lasciato il proprio retaggio al Papa, che li danna; acquidotti giganteschi, prodigiosi cunicoli ed emissarii, vie tuttodi in uso in più luoghi dopo venti secoli di servigio; han dessi legato al Papa il famoso Coliseo, affinché lo convertisse in bigoncia e pulpito da cappuccini; hannogli legato l’esempio di ordini amministrativi ai quali niun riscontro può fare la storia: ma il Papa redò si bene, ma con benefizio d’inventario.
Ne vo’ dissimulare che cotesto suolo maraviglioso m’è paruto in sulle prime coltivato all’uso de’ barbari. Da Civitavecchia a Roma, per l’estensione di sessantanove chilometri, la coltura faceva di sè quella comparita che nei deserti dell’Africa le rare oasi: alcun prato fra incolti terreni, fra boscaglie e bur-