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ture, il Tebro tornerebbe vantaggioso, e più rado gl’irritati fiolti allagherebbono le circostanti campagne. Il piovente dell’Adriatico è allietato da parecchi corsi di acque, che volgerebbonsi in torrenti di ricchezza ove l’Amininistrazione se ne desse un pensiero al mondo.

La distesa delle pianure é a maraviglia fertilissima: il fromento vi attecchisce rigoglioso nella quarta parte; è già di presente rende quindici per centinaio nelle terre migliori, tredici nelle mezzane, nove nelle magre e povere. I campi incolti si convertono di per sė, senza aiuto di opera umana, in pascoli ubertosi; e solo che vi si spenda un pocbissimo di cure dattorno, la canape sorge a maravigliosa altezza. La vite ed il gelso talliscono dovunque; i colli e i monti sono lieti di oliveti producenti le migliori olive d’Europa; imperocchè il clima vario, ma dolce, vi matura i prodotti di svariatissime latitudini: il palmizio e l’arancio bene adoperano nella metà dello Stato. Ricche mandrie di armenti maravigliose a vedere formicolano lunghesso le pianure nel verno, popolano i monți la state. E a si lieta e mité guardatura di cielo cavalli, vacche e pecore moltiplicano all’aperto aere, senz’uopo di presepi. Le maremme sono abitate da torme di bufoli d’India. Checchè all’uom necessita per lo vitto e vestilo rampolla spontaneo o con lieve cura in cotesto suolo favorito e prediletto alla natura: e se gli uomini hanno